A proposito di Dioniso

Alcuni mitografi sostenevano che la costellazione del Cane Maggiore (di cui fa parte la stella Sirio, come vi raccontavamo nel precedente articolo, cliccate qui!), rappresentasse la cagna di Icario, al quale si attribuiva la diffusione della coltivazione della vite e la tecnica della preparazione del vino nell’Attica. Dioniso, dio greco del vino che apprezzava la benevolenza e l’obiettività di Icario, gli aveva insegnato a coltivare la pianta e a ottenere questa bevanda divina.

Il mito narra che…

icario_cane_astroUn giorno Icario caricò del vino su un carretto e, attraversati i boschi di Maratona, presso il monte Pentelico, in compagnia della sua cagna Maera, incontrò dei pastori ai quali volle generosamente regalare un recipiente colmo di vino. Alcuni tra questi, avendolo bevuto senza diluirlo nell’acqua, come più tardi consigliò di fare Enopione, si addormentarono; altri, inebriati, assunsero atteggiamenti disdicevoli e iniziarono a sospettare che quell’uomo avesse voluto avvelenarli. I pastori, per vendetta, decisero di ucciderlo e di seppellirlo ai piedi di un pino.

Quando gli altri pastori si risvegliarono dalla dormita, raccontarono che non avevano mai apprezzato tanto un sonno così in vita loro e vollero ricompensare Icario per la sua generosità. Gli assassini, temendo di essere castigati, fuggirono sull’isola di Ceo senza rivelare dove lo avessero sepolto.

Nel frattempo, anche la figlia Erigone, sconvolta per la lunga assenza del padre, lo stava cercando. Partì insieme alla cagna Maera, la quale era con lui al momento del delitto e sapeva quindi dove si trovava il corpo.

La condusse fino al pino dove era stato seppellito e lì Erigone, disperata, decise di togliersi la vita. Maera rimasta ormai senza padroni, si gettò in un pozzo lì vicino chiamato Anigro.

Zeus commosso dalla sventurata famiglia, volle rappresentarla fra gli astri: Icario in Boote (dal greco bootes, che significa pastore), Erigone nella Vergine e Maera nel Cane Maggiore.

icario_maera_erigoneMa a proposito di Dioniso…

Dioniso aveva insegnato a Icario l’arte della viticoltura, era il dio greco legato alla pianta della vite, alla vendemmia e al vino ma anche all’edera e in particolare ad alcune specie di edera, contenenti sostanze psicotrope che venivano lasciate macerare nel vino.

Tuttavia l’edera presenta una forma che può ricordare quella della vite e Walter Friederich Otto (storico delle religioni e filosofo tedesco, 1874-1958) illustra questa corrispondenza in una pagina della sua opera Dioniso. Mito e Culto (op. cit., p. 162):

L’edera fiorisce in autunno quando per la vite è tempo di vendemmia, e produce frutti in primavera. Tra la sua fioritura e l’epoca dei frutti sta il tempo dell’epifania dionisiaca nei mesi invernali. Così, in certo qual modo l’edera rende omaggio al dio delle inebrianti feste invernali, dopo che i suoi germogli si sono librati in alto, come se recassero una nuova primavera. Ma anche senza tale trasformazione essa è un ornamento dell’inverno. Mentre la vite dionisiaca necessita il più possibile della luce e del calore solare, l’edera dionisiaca ha un bisogno sorprendentemente limitato di luce e di calore, e fa germogliare la sua freschissima verzura anche all’ombra e al freddo. Nel bel mezzo dell’inverno, quando si celebrano strepitanti feste dionisiache, si stende baldanzosa con le sue foglie frastagliate sul terreno dei boschi o si arrampica sui tronchi quasi volesse, al pari delle Menadi, salutare il dio e circondarlo nella danza. La si è paragonata al serpente, e la natura fredda attribuita a entrambi si ritiene sia il motivo per cui essi appartengono a Dioniso. Effettivamente il movimento con cui l’edera striscia sul terreno o si avvolge agli alberi può ricordare i serpenti che le selvagge accompagnatrici di Dioniso intrecciano nei capelli o tengono fra le mani.

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Articolo a cura di Qui da Noi e del Planetario e Osservatorio Astronomico Cà del Monte

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