In occasione della settimana dedicata all’Astronomia (1-7 aprile), ci piacerebbe parlarvi del mito di Icaro.
Internamente alla cultura greca si è soliti associare il vino a Dioniso, e in effetti diversi miti ellenistici sull’origine del vino vedono coinvolta questa figura del Pantheon olimpico.
Uno di questi miti narra che un giorno Icario, a cui il dio greco, Dioniso, insegnò a coltivare la vite e a ricavarne la bevanda divina al fine di diffonderla nelle altre terre, caricò del vino su un carretto. Attraversati i boschi di Maratona, presso il monte Pentelico, in compagnia della sua cagna Maira, Icario incontrò dei pastori ai quali volle generosamente regalare un recipiente colmo del suo vino.
Avendolo bevuto senza diluirlo nell’acqua, come più tardi consigliò di fare Enopione, alcuni si addromentarono; altri, inebriati, assunsero atteggiamenti disdicevoli e iniziarono a sospettare che quell’uomo avesse voluto avvelenarli. I pastori, per vendetta, decisero così di uccidere Icario e di seppellirlo ai piedi di un pino. Ma quando gli altri pastori si risvegliarono dalla lunga dormita, raccontarono che non avevano mai apprezzato tanto un sonno così in vita loro e vollero ricompensare Icario per la sua generosità. Gli assassini, temendo di essere castigati, fuggirono sull’isola di Ceo senza rivelare dove lo avessero sepolto.
Nel frattempo, anche la figlia Erigone, sconvolta per la lunga assenza del padre, iniziò a cercarlo. Partì insieme alla cagna Maira, la quale si trovava con lui al momento del delitto e sapeva, quindi, dove giaceva il corpo. Maira la condusse fino al pino dove era stato seppellito Icario e lì Erigone, disperata, decise di togliersi la vita. Maira rimasta ormai senza padroni, si gettò in un pozzo lì vicino chiamato Anigro.
Zeus, commosso dalla sventurata famiglia, decise così di rappresentarla fra gli astri: Icario in Boote (dal greco bootes, che significa “pastore”), Erigone nella Vergine e Maera nel Cane Maggiore, di cui fa parte Sirio, la stella più luminosa.