Dott.ssa Anastasia GRIMALDI: i microbiota intestinali. Mangiar bene per mantenersi in forma

Sono sempre più comuni e diffusi nella nostra popolazione sintomi quali: disordini intestinali, gonfiore e dolori addominali, sindrome del colon irritabile, senso di pesantezza e talvolta di affaticamento, disturbi dell’alvo (diarrea o stipsi a fasi alterne) che non di rado vengono descritti come disordini legati allo stress.

fibre_dolore addominaleMa siamo certi che l’alimentazione non giochi un ruolo fondamentale in tutto ciò?

Forse in pochi sanno quanto sia importante per il benessere psico-fisico preservare la salute del nostro intestino, o meglio che la salute del nostro intestino è lo specchio della nostra salute, perché noi siamo colonizzati!

L’intestino, spesso definito il nostro secondo cervello, gode di innervazione autonoma, ovvero non possiamo noi volontariamente fargli assolvere le sue funzioni, ma forse dovremmo volontariamente preoccuparci di mantenerlo in buona salute, dal momento che al suo interno coabitano un esercito di microscopici amici che se correttamente “allevati” possono aiutarci a rimanere in perfetta salute e mantenerci in forma.

Sapete che all’interno dell’intestino esistono 39 trilioni di microrganismi, circa un chilo e mezzo?

Questo numero di cellule batteriche è leggermente superiore a quello delle stesse cellule umane che sono circa 30 trilioni (30 miliardi di miliardi per intenderci, cioè 30 seguìto da 18 zeri!)

Perché dico tutto ciò? Per farvi capire l’importanza di questa simbiosi, ovvero un reciproco scambio, questo rapporto così intimo, anche se spesso travagliato con gli ospiti che abitano nel nostro intestino, un’insieme di microrganismi: batteri, ma anche virus e miceti (funghi), che si alimentano con ciò che noi decidiamo di introdurre nella nostra pancia, o meglio con i resti del cibo che ingeriamo, ma non siamo in grado di digerire. Il nostro corpo infatti non è in grado di digerire alcune sostanze introdotte con la dieta, le pareti delle cellule vegetali per esempio, ossia le famigerate fibre alimentari, come ad esempio la cellulosa, poiché non possediamo gli enzimi necessari a “romperne i legami”. Questo compito viene assolto quindi dai microrganismi presenti nel colon, che una volta che il cibo arriva nell’intestino, digeriscono i nostri “scarti” attraverso delle fermentazioni, producendo gas e sostanze per noi molto preziose. Le più importanti per la salute intestinale sono gli SCFA (acronimo dall’inglese) acidi grassi a corta catena che proteggono e nutrono le cellule che rivestono le pareti dell’intestino, con una sorta di effetto barriera, evitandoci l’assorbimento di sostanze tossiche e pericolose per la nostra salute proteggendo al contempo l’intestino. I batteri inoltre regolano il sistema immunitario intestinale con effetto antinfiammatorio e sintetizzano attivamente sostanze come ad esempio la Vitamina K, la Vitamina B12 ed alcuni antibiotici in grado di proteggerci da aggressioni da parte di agenti patogeni.

Molto semplicisticamente e grossolanamente potremmo dire che il microbiota (l’insieme di tutti i microrganismi presenti nel nostro intestino) in caso di eubiosi, ossia di equilibrio e quindi benessere intestinale, è costituito in larga parte da batteri benefici e pochi patogeni (in rapporto 90% a 5% circa).

In caso di disbiosi invece, ovvero quando in seguito a cura antibiotica, stress, per eccesso di farmaci, o a causa di regimi alimentari scorretti si presenta un qualsiasi disordine intestinale, questo rapporto cambia in favore dei “patogeni” che aumentano di numero creandoci squilibri a volte correggibili facilmente modificando semplicemente il nostro regime alimentare.

La cosa molto curiosa è che esistono circa 500 differenti specie di batteri, e di fatto, anche se inconsapevolmente, scegliamo noi che tipologia far crescere. Come?

Semplicemente scegliendo cosa e quanto mangiamo, a seconda della qualità e quantità del cibo con cui ci alimentiamo diamo a nostra volta da mangiare ai nostri coinquilini!

I batteri infatti possono sostanzialmente fare due cose: fermentare il nostro cibo ed è il caso di una dieta ricca di fibre, vegetali e frutta, oppure putrefarlo, producendo molecole di scarto che invece di proteggere le cellule della parete intestinale, le danneggiano, come nel caso di una dieta ricca di carne, grassi, insaccati, cibi raffinati e conservanti, per digerire i quali vengono prodotte amine tossiche (cadaverina, putrescina, indolo e scatolo), ammoniaca e fenoli.

fibreI batteri ad azione nociva (Pseudomonas, Clostridium, Staphylococcus) presenti nel colon, in condizione di eubiosi sono innocui, perché tenuti a bada dalla stragrande maggioranza di batteri con azione protettiva (Lattobacilli e Bifidobatteri gli stessi che troviamo nello yogurt), ma se crescono di numero, producono sostanze in grado di alterare la permeabilità intestinale, per cui possono migrare in altri distretti del corpo dando problemi anche in sedi lontane dall’intestino.

L’utilizzo di cibi fermentati come ad esempio il kefir (latte fermentato) e di probiotici, fermenti che arrivano vivi e attivi nel colon, consentono di ripristinare squilibri intestinali. Sono una delle strategie moderne adottate negli ultimi anni per contrastare una dieta occidentale, ahimè sempre più raffinata e ricca di cibo processato e industrializzato e povero di fibre.

Basterebbe avere una dieta ricca di fibre per aumentare in modo naturale la quota batterica che ci regala uno stato di benessere, ma evidentemente non è così semplice dal momento che i nutrizionisti dicono da anni di mangiare più frutta e verdura, ma questo continua a non fare molta presa sui consumatori.

Forse conoscere le motivazioni di queste indicazioni nutrizionali può aiutare a seguirle con più zelo.

Ecco io ve lo auguro… per il vostro benessere!

Anastasia Grimaldi
Blog: Sapere i Sapori