Design in fermento. Il business delle barriere divisorie

I ristoranti sono pronti a ripartire anche se le prospettive, al momento, sono poco rosee.

Diverse sono le misure da mettere in atto per poter accogliere i clienti. Tra le più dibattute quella che riguarda la rimodulazione del layout dei tavoli e dei posti a sedere, che deve garantire il distanziamento fra i tavoli non inferiore a 2 metri, ma anche tra i clienti che durante il pasto devono mantenere una distanza interpesonale in grado di evitare la trasmissione di droplets tra persone.

Esiste, tuttavia, la possibilità di attivare particolari misure organizzative come, ad esempio, le barriere divisorie.

Ecco che il mondo del design si sta attivando non solo per farne un business, ma anche per rendere più estetico un elemento che di “bello” ha davvero poco! Uno schermo divisorio posto in un luogo che per definizione è dedicato alla condivisione, al contatto umano e allo scambio, di certo non è il massimo e non rappresenta un elemento di attrazione per turisti o clienti abituali.

Tuttavia, se così deve essere… scegliete la versione che più vi convince tra quelle che vi presentiamo!

Il mercato dei separatori offre diverse soluzioni modulate per tutte le necessità e per tutte le diverse fasce di prezzo.

Caimi Brevetti di Nova Milanese ha ideato una serie di progetti modulabili, degli schermi a terra che dividono i tavoli, che rispondono alle nuove esigenze di sicurezza e distanziamento sociale in uffici e luoghi pubblici dal nome inequivocabile Caimi Safe Design.

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Diverso invece il progetto di Belca, azienda di Carate Brianza che produce complementi di arredo per mense scolastiche ed aziendali e arredo di bar, ristoranti e self service. Belca ha brevettato il sistema Luce cioè un pannello protettivo divisorio per tavoli. Un semplice telaio di acciaio che viene rivestito da una barriera protettiva monouso di polietilene per alimenti che non ha bisogno di essere sanificata ogni volta perchè e usa e getta.

Oppure separé in vetro, trasparente e infrangibile, personalizzabili con foglie d’oro, argento, vetro soffiato proposti dall’atelier Arte Poli di Verona. Progetti d’arte che si prestano anche a un riutilizzo successivo.

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C’è anche chi, come Giorgio Tesi Group, azienda vivaistica di Pistoia leader in Europa per produzione di piante ornamentali, ci propone una versione “verde” di distanziatori che si adatta agli ampi spazi aperti. Piante rampicanti, spalliere fiorite, arbusti fruttiferi personalizzabili per altezza, dimensione e condizioni ambientali, adattabili alle nuove esigenze anticontagio dei ristoranti e degli stabilimenti balneari. Vengono utilizzati bambù, vite, cipresso, lauro, pitosforo, oleandro, cespugli di more ma anche gelsomino, passiflora e bouganville, resistenti a temperature elevate, vicinanza al mare e carenza d’acqua. Si tratta di un’alternativa green che ha il vantaggio di essere, non solo esteticamente più bella dell’algido plaxiglass, ma anche gradevole all’olfatto.

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Per chi invece è alla ricerca di moduli che guardano sia all’estetica che alla funzionalità, c’è la Collection C.19-Wall for life progettati con lo studio milanese Opaca Lab fondato da Davide Bozzini, e nati dall’idea dello studio padovano Tosca Design, di Nicola Tonin. Si tratta di barriere colorate, da terra e da banco, che permettono di ottimizzare gli spazi e che potranno essere riutilizzate, una volta passata l’emergenza, come paraventi, divisori per creare zone riservate o elementi decorativi nelle vetrine.

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Dall’Olanda arrivano, invece, i tavoli in serra, dai quali intravediamo, tuttavia, un limite importante: lo spazio!

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