Anche il cibo identifica un popolo

Possiamo considerare il cibo un elemento culturale? Il fatto stesso che l’uomo non si cibi degli stessi alimenti nelle diverse parti del globo terrestre ci fornisce già una semplice risposta senza scomodare teorie socio-culturali.

escargot

Escargot à la bourguignonne

Ogni cultura ha un proprio codice di condotta alimentare che privilegia determinati alimenti e ne “vieta” altri; tale codice, non scritto, risente di fattori antropologici, geografici, religiosi, storici, nutrizionali.

Il nostro modo di mangiare fa dunque parte della nostra identità culturale: “Siamo quel che mangiamo” avrebbe detto Feuerbach.

Banalmente, associamo in modo immediato gli italiani alla pasta, i cinesi al riso, i tedeschi alla birra e ai wurstel, i francesi alla baguette e alle escargot. Cibi e bevande sono marcatori culturali molto potenti, ma le immagini alimentari associative appena elencate, sono troppo generali, anche se piuttosto azzeccate: all’interno di uno stesso Paese, gli alimenti utilizzati, la preparazione e gli indici sensoriali stabiliscono anche vere e proprie micro-mappe culinarie. Per esempio, in Francia le materie grasse sono marcatori regionali: la Francia del burro al Nord e la Francia dell’olio al Sud riflettono anche uno stile di vita diverso per molti altri aspetti. D’altro canto, in Italia la cucina meridionale si avvale della vicinanza del mare e basa i propri piatti sul gusto Mediterraneo; in luoghi come Sorrento, Napoli e la Costiera Amalfitana, in genere, si mangiano frutti di mare, invece, al nord Italia si mangiano più formaggi, carni e salumi per la vicinanza delle montagne.

frutti di mare_identitàL’aspetto culturale dell’alimentazione si esprime anche attraverso i riti e i divieti che la circondano. Ad esempio il peperoncino, in alcune società, è permesso solo in età adulta; in molti Paesi, alcuni alimenti a cui viene attribuita una connotazione virile sono riservati agli uomini, come il serpente in Asia.

Il cibo come elemento di appartenenza a una comunità diventa più forte laddove, uscendo dai confini nazionali, ci confrontiamo con la cultura alimentare di altri Paesi.

Amiamo la pizza, gli spaghetti al pomodoro perché ce li propongono sin dall’infanzia e per questo ci sembra strana l’idea di doverci cibare di un piatto di cicale o di un serpente fritto, tipico della cultura asiatica; facciamo colazione con il dolce e non con bacon e uova sempre perché ci è stato “insegnato”, ovvero trasmesso sin da piccoli.

Comunque sia, è affascinante scoprire realtà diverse dalle nostre, anche quando si tratta di cibo. Probabilmente ci sembra ancora strano vedere comunità africane mangiare con le mani, ma è meraviglioso scoprire e aprirsi al nuovo, alla storia di una comunità, alla sua cultura, alle sue abitudini alimentari e, nel contempo, acquisire una visione sempre più allargata della realtà che ci circonda.

Così entra in gioco anche il valore del viaggio, che è sinonimo di scoperta e di crescita.


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