Sensibilità al glutine non celiaca

Articolo della dott.ssa Monica MartinoMonica Martino
Biologa e Consulente per aziende agroalimentari
e Food Blogger.

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La sensibilità al glutine non celiaca (gluten sensitivity) è una sindrome caratterizzata da molteplici sintomi intestinali e/o extraintestinali che si manifestano in breve tempo dopo l’assunzione di glutine e che migliorano o scompaiono dopo l’eliminazione di questo complesso proteico in quei soggetti ai quali è stata esclusa la celiachia sulla base della negatività della sierologia e/o della dimostrazione di una mucosa intestinale normale, nonché l’allergia al grano mediante negatività di IgE e Prick test specifici per il grano.

L’ingestione di alimenti contenenti glutine provoca in un gruppo di pazienti una serie di sintomi quali dolori addominali, stanchezza, emicrania, eczema, disorientamento (“foggy mind”, mente annebbiata) senza che siano affetti da celiachia o da allergia al grano. Eliminando il glutine, nel giro di qualche settimana, i sintomi migliorano per poi ripresentarsi in caso di riesposizione al glutine.

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La storia

La prima dimostrazione dell’esistenza della sensibilità al glutine non celiaca è stata messa in luce nel 1980 sulla rivista scientifica Gastroenterology. Lo studio ha riguardato diverse pazienti che presentavano dei sintomi (dolori addominali accompagnati da diarrea) che comparivano con l’assunzione di glutine e sparivano una volta eliminato dalla dieta ma soprattutto l’eventuale danno da glutine ai villi intestinali non era presente o solo lievemente e anche a livello immunologico non si erano manifestate anomalie. Gli autori dello studio hanno quindi concluso le loro osservazioni ipotizzando che i malesseri intestinali erano dovuti quasi certamente da sensibilità al glutine che comunque non erano correlabili alla diagnosi di celiachia.

Le tre patologie indotte dal glutine

La celiachia, l’allergia al grano e la sensibilità al glutine non celiaca sono simili tra loro per quanto riguarda i sintomi riscontrati dai pazienti e per questo motivo potrebbero essere facilmente confuse. Ognuna di queste patologie comunque presenta delle differenze per quanto concernono i tempi di reazione e i meccanismi secondo cui si instaurano i differenti processi morbosi.

  • La celiachia è una enteropatia autoimmune, una condizione rara che si manifesta in modo molto variabile da persona a persona, che viene scatenata dall’ingestione del glutine. Il tempo che intercorre tra l’esposizione al glutine e la manifestazione dei sintomi possono essere settimane o anni, può essere correlata o portare nel tempo all’insorgenza di altre patologie (es. diabete, problemi di infertilità) e l’unica terapia al momento che può essere intrapresa è una dieta senza glutine a tempo indeterminato.
  • L’allergia al grano è una reazione IgE-mediata nei confronti di alcune componenti del grano. Se la reazione è immediata, i sintomi si scatenano entro poche ore ma può avvenire anche in modo ritardato e quindi presentarsi entro due giorni massimo. A parte i sintomi intestinali ed extraintestinali, non è una enteropatia autoimmune e non porta a lungo termine alla comparsa di altre patologie. Per quanto riguarda l’alimentazione, può essere sufficiente rinunciare qualche volta alla settimana a cibi contenenti glutine ma non si consiglia l’eliminazione completa.
  • Nella sensibilità al glutine non celiaca, in seguito all’ingestione di cibi con glutine si sviluppano sintomi molto simili a quelli dei pazienti affetti da celiachia. Normalmente il quadro clinico è meno compromesso a livello immunologico o di comorbidità autoimmuni. I pazienti affetti da sensibilità al glutine non celiaca, inoltre, non presentano le importanti alterazioni istologiche della mucosa intestinale tipiche della celiachia, ma possono comunque esserci delle lesioni minime. Non è nota ad oggi alcuna patologia correlata e non si conoscono complicanze a lungo termine. Per quanto riguarda la terapia, il glutine viene esclusi dalla dieta per un periodo stabilito dallo specialista curante e l’eventuale reintroduzione va calibrata in base al paziente.
Patogenesi e sintomatologia della sensibilità al glutine non celiaca

Ancora non si conosce la patogenesi della sensibilità al glutine non celiaca ma, come detto in precedenza, è stato accertato che non si tratta di una reazione autoimmune come nel caso della celiachia, e nemmeno di una reazione allergica come nel caso dell’allergia al grano.

Ad oggi la patogenesi ignota rende possibile formulare una diagnosi solo mediante l’esclusione delle altre due patologie indotte dal glutine, trovando conferma nella reazione positiva all’esclusione del glutine dalla dieta e nel peggioramento del quadro clinico in seguito a una riesposizione al glutine dopo 2-3 settimane.

La sintomatologia della sensibilità al glutine non celiaca è assai varia come nel caso della celiachia, e si articola in un quadro clinico non specifico. Per questo motivo non è semplice diagnosticare questa patologia solo sulla base della sintomatologia. Tra i sintomi più comuni abbiamo i dolori addominali ma si possono manifestare anche altri disturbi come emicrania e un costante senso di affaticamento. Alcuni soggetti sensibili al glutine riescono a tollerare piccole quantità di glutine senza sviluppare sintomi clinici, quindi non sono costretti a escluderlo del tutto dalla dieta come invece accade per i celiaci. La seguente tabella riassume i principali sintomi intestinali ed extra-intestinali nei pazienti affetti da sensibilità al glutine non celiaca.

Sintomi ricorrenti della sensibilità al glutine non celiaca
Disturbi gastrointestinali Disturbi generici
Flatulenza Senso di malessere
Dolori addominali Stanchezza
Diarrea e/o costipazione Emicrania
Dolori localizzati nella parte alta dell’addome Senso di oppressione
Nausea Disorientamento (mente annebbiata)
Reflusso gastroesofageo Intorpidimento degli arti superiori o inferiori
Stomatite aftosa Dolori articolari e muscolari paragonabili a quelli della fibromialgia
Bruciore di stomaco e/o vomito Dermatite/eczema
Glossite Anemia
Depressione

 

Nel caso in cui il soggetto riferisca disturbi “non specifici” dopo l’assunzione di alimenti contenenti glutine, è importante escludere da subito celiachia e allergia al grano. La diagnosi viene confermata con il miglioramento o la scomparsa dei sintomi per l’adozione di una dieta priva di glutine e col peggioramento non appena la proteina viene reintrodotta. Di norma il quadro clinico migliora nell’arco di alcuni giorni o di due settimane al massimo. È importante che prima della diagnosi il soggetto assolutamente non elimini dalla sua dieta il consumo di alimenti con glutine.
Una volta escluse celiachia e allergia al grano, può iniziare una dieta priva di glutine. Lo specialista può diagnosticare la sensibilità al glutine non celiaca quando i sintomi migliorano o spariscono nel giro di alcuni giorni o entro due settimane. L’adesione a un regime dietetico senza glutine andrebbe portata avanti per un minimo di sei settimane, così da poter stabilire eventuali collegamenti tra l’alimentazione senza glutine e i disturbi di cui soffre il paziente.

Per arrivare a una diagnosi definitiva della sensibilità al glutine non celiaca è necessario sottoporre l’interessato a un test di provocazione come per le allergie alimentari:

  • dopo avere sospeso il glutine per almeno quattro settimane, il paziente torna ad assumere il glutine
  • se i sintomi ricompaiono nel giro di due giorni, bisognerebbe condurre un test in cui è prevista la somministrazione al paziente di barrette senza glutine (placebo) e contenenti glutine impossibili da distinguere per aspetto, consistenza e gusto
  • a una prima fase di sperimentazione della durata di una settimana fa seguito una settimana di alimentazione rigorosamente priva di glutine e, successivamente, una seconda fase di sperimentazione della durata di una settimana
  • anche in questo caso, il protocollo diagnostico standardizzato serve da base per la valutazione settimanale dei sintomi
  • in presenza di una variabilità minima del 30% che interessi almeno uno dei tre sintomi indicati dal paziente tra apporto di glutine e placebo, la diagnosi di sensibilità al glutine non celiaca viene confermata.

Solo una volta conclusa la procedura diagnostica, il soggetto potrà adottare un’alimentazione priva di glutine.

Ridurre il glutine senza eliminarlo del tutto

Nelle persone affette da sensibilità al glutine non celiaca è stato dimostrato che un ridotto contenuto di glutine viene tollerato senza che si sviluppino disturbi. Trascorsi uno o due anni dall’adozione di una dieta senza glutine, si può provare a reintrodurre (in via sperimentale) limitate quantità di glutine. La sensibilità al glutine non celiaca non costringe definitivamente ad attenersi in modo rigoroso all’alimentazione priva di glutine come in caso di celiachia: è sufficiente ridurre il consumo di glutine per non sviluppare sintomi. Va testata ad personam la quantità di glutine che può essere assunta senza conseguenze. Il fatto che l’alimentazione senza glutine non vada seguita a tempo indeterminato è una differenza decisiva rispetto alla celiachia.

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