La cucina di Montalbano

La Sicilia, la sua cultura, il suo mare… la sua cucina. Tutti elementi presenti nel mondo di Montalbano e del suo autore, e che, vista l’impossibilità di viaggiare, vi riproponiamo attraverso i suoi racconti.

La passione per la cucina in Montalbano è espressione della storia e della cultura siciliana, nella quale il cibo acquista una valenza affettiva molto forte, sinonimo di privazioni storiche, ma anche materializzazione dell’amore. Montalbano è spesso da solo, lontano dagli affetti. Il cibo diventa, così, protagonista trasversale di tutte le storie ed acquista una valenza affettiva molto forte. La passione che il commissario ha verso di esso è così forte, da prevaricare anche la passione amorosa per la sua Livia. Per lui, il cibo incarna l’oggetto del desiderio.

montalbano

In tutti i libri, troneggia la cucina siciliana, perché il commissario “è un buongustaio” e per gustare il cibo della sua amata terra “come dio comanda” ha bisogno di accompagnarlo sempre con un bel bicchiere di vino. Quelli che di solito mangia erano piatti che “chiamavano vino, e la chiamata non ristò senza risposta” (da: Le ali della sfinge). Cibo come legame alla vita, ad una terra, ad una cultura, espressione di una affettività, di una antica convivialità.

Rigorosamente privilegia il pesce, abbinato al vino bianco, quando mangia in casa, servito dalla “cammarera” Adelina o dall’oste Calogero, proprietario della trattoria omonima a Vigata (“un diavolo in cucina, mi costringe a peccare”: da Il ladro delle merendine, Sellerio). Se si avventura in trasferta, verso i piccolissimi “paisidell’interno, “dove i pesci non erano mai stati di casa”, allora Montalbano non ha esitazione: “Carne, carne”, da abbinare a vino rosso.

Numerose sono le descrizioni di manicaretti di ogni tipo, da “la caponatina o la pasta ‘ncasciata” e i famosi arancini”… un vero e proprio spot per i gourmet di ogni parte del mondo. Narra Camilleri: “Gesù gli arancini!” Montalbano li aveva assaggiati solo una volta: un ricordo che sicuramente gli era ‘trasuto’ nel patrimonio genetico”.

Dal Cane di terracotta: “…nel forno troneggiava una teglia con quattro porzioni di pasta ‘ncasciata, piatto degno dell’Olimpo, se ne mangiò due porzioni” (pag.120); “…Montalbano trovò pronto in frigo il sugo di seppie, stretto e nero, come piaceva a lui. C’era o no sospetto d’origano? L’odorò a lungo, prima di metterlo a scaldare…” (pag. 143), “Che mi hai accattato? Ci faccio la pasta con le sardi e pi secunnu purpi alla carrettiera” (pag. 234).

Da Il ladro di merendine: “Perché non resta a mangiare con me ? Montalbano si sentì impallidire lo stomaco. La signora Clementina era buona e cara, ma doveva nutrirsi a semolino e a patate bollite. Veramente avrei tanto da… Pina, la cammarera, è un’ottima cuoca, mi creda. Oggi ha preparato pasta alla Norma, sa, quella con le milinzane fritte e la ricotta salata. Gesù! Fece Montalbano assettandosi. E per secondo uno stracotto. Gesù! Ripeté Montalbano.” (pag. 62)

Buon appetito Sicilia!