Dott. Basilio Malamisura: cominciamo a parlare di celiachia

pane 2_malamisuraLa malattia celiaca è una malattia autoimmune permanente provocata dall’ingestione di alcune proteine in individui geneticamente predisposti. Tali proteine, definite prolamine, sono presenti in diversi cereali della dieta, comprendenti frumento, segale e orzo. L’ingestione di tali proteine scatena negli individui predisposti una reazione che coinvolge il loro sistema difensivo e conduce a una infiammazione della mucosa intestinale. La reazione tuttavia può coinvolgere anche organi posti a distanza dall’intestino.

La celiachia costituisce oggi un rilevante problema di sanità pubblica essendo una patologia molto frequente (>1% della popolazione), ma soltanto 1 caso su 3-4 circa viene diagnosticato.

Tale condizione è associata, specie negli adulti, ad una lunga serie di complicanze anche severe, sia pure in buona parte prevenibili, da mettere probabilmente in relazione al lungo periodo di esposizione all’agente tossico.

La considerevole discrepanza tra i casi diagnosticati (circa 1 ogni 350 individui) ed i casi attesi (circa 1:100) genera una lunga lista di condizioni patologiche che fanno emergere bisogni di salute spesso non riconosciuti e che quindi non ricevono risposte adeguate, determinando frequenti quanto inutili migrazioni di pazienti tra diversi centri di diagnosi alla disperata ricerca di una soluzione ai loro problemi.

Tutto questo provoca molta sofferenza ai pazienti non diagnosticati oltre che un largo impiego di risorse (stimate in decine di Milioni di €/anno) e giustifica l’attenzione rivolta al problema.

Nel corso degli ultimi 20 anni abbiamo assistito ad una vera “esplosione” del numero di diagnosi di celiachia per effetto delle migliorate disponibilità diagnostiche e della presa di coscienza del problema da parte della classe medica.

È stato così possibile arrivare a dimostrare che la distribuzione delle diagnosi di celiachia nella popolazione generale rispondeva ad un dimensionamento paragonabile ad un iceberg nel quale la parte emersa era rappresentata dai pazienti che manifestavano chiaramente i sintomi della malattia mentre la parte sommersa, notevolmente più ampia, comprendeva pazienti del tutto ignari della loro condizione, con sintomi sfumati o assenti. La maggiore consapevolezza del problema ha consentito di far emergere una quota consistente di pazienti ma molto resta ancora da fare per arrivare a definire le sue reali dimensioni.

senza glutine

Il simbolo della spiga barrata è apposto sugli alimenti autorizzati che non contenogono glutine e perciò adatti alle diete per celiaci

Pazienti celiaci sono stati in tal modo identificati nei più vari gruppi studiati, tanto con programmi di screening nella popolazione generale quanto in gruppi così definiti “a rischio” come i familiari di I grado di celiaci, soggetti affetti da bassa statura o anemia, malattie autoimmuni o donne con aborti frequenti ma l’elenco potrebbe continuare ancora.

L’unica terapia, al momento conosciuta, della celiachia è rappresentata dalla dieta senza glutine, che dovrà essere seguita con attenzione, a tempo indeterminato.

La dieta aglutinata determina la remissione dei sintomi clinici (quando presenti), delle alterazioni degli esami di laboratorio e delle lesioni della mucosa intestinale.

Il concetto da stressare nei confronti del paziente, soprattutto nelle fasi iniziali d’impatto con il problema, è che la celiachia va considerata alla stregua di una “condizione” e quindi una “non malattia” in quanto, per la sua terapia, non è necessario assumere farmaci.

L’eliminazione del glutine dalla dieta, d’altro canto, dovrà essere totale e durerà per tutta la vita.

Riconosciamo, tuttavia, come sia molto difficile seguire una dieta “a zero glutine” poiché le trasgressioni dietetiche possono essere frequenti, sia volontarie che involontarie.

Basilio Malamisura


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